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  • Corona Thinkers

Esercizio di Rupi Kaur * di Alexandra Genzini

Ho un nome strano, straniero: impronunciabile dai molti, inscrivibile per i più. In pochissimi hanno capito il suo significato. Eppure esisto per tutti: soprattutto per i nottambuli. Sono snella al centro, ma ho un baricentro importante. Mi caratterizzano i miei cappelli. In città sfavillano boutique solo per i miei cappelli: materiali di prim'ordine bordati di raso. Si riconoscono dalle vetrine sgargianti, paragonabili solo ai negozi di scarpe artigianali di via di Ripetta.  Ora, ti sembrerò pure incredibilmente borghese e implicitamente abbisognosa di cure: ma il fatto è che - anche se so il francese che tu non sai - sono in pace così come sono. Sia da accesa che da spenta. La differenza, apparentemente poca, la fa un secco ma discreto tocco: quel che in gergo comune definiresti un interruttore, vocabolo che trovo così deviante rispetto al miracolo dell'accensione che tradisce: quello del passaggio tra il visibile e l'invisibile. Insomma, faccio la differenza tra lo spicchio d'aglio intravisto e l'alito cattivo per il resto della serata; tra la frase che leggerai ora per il resto della vita e quella che invece avrai perso una volta per tutte. Alla luce di tutto ciò, la cosa più bella è essere elettrica: e cioè, il poter essere data per scontata. E' chiaro che sono fondamentale, ma guardami, come sono eretta e stabile. Servirò pure a tutto, ma a me non serve proprio nessuno. E poi, mica sono l'unica: quando si è così verticali è privilegio di poco conto trovarsi al centro - che in questo caso corrisponde all'angolino dello studio perpendicolare a quello del cibo. Essere accese più delle altre non è un vanto, se essere accese o spente non cambia la nostra verticale. Al massimo sarà un accidente di valore aggiunto, ma sempre di mezzo gaudio. Abbiamo tutto quello che ci serve addosso: ad ognuna di noi spetta la sua personale presa e il proprio personalizzato cappello, che si può volubilmente cambiare con le mode di stagione (invidio - quello sì - il cappellino tutto pelle-testa-di-moro della mia amica bassa all'ingresso, una sciccheria). Non siamo niente senza il nostro cuore debole, cuore di tempi andati, cuore nostalgico: la lampadina. Calda o fredda, a basso consumo o affetta da ipertensione, sempre suscettibile.  Potrai incappare in un non così raro caso d'infarto. Non allarmarti: controllami dall'interno: noterai un lembo pendente nella lampadina. Basterà svitarmi tutta e farmi respirare un attimo dal capo finalmente scoperto. Poi riavvitami in una piroetta incrociata di lampadina e cappellino: vedresti con i tuoi occhi che la differenza fra un mondo di merda e un mondo di simboli la fa la luce giusta. 



* Scegli un oggetto della tua casa. Rispondi alle domande per descriverlo


  • descrivi le tue caratteristiche 

  • come ti senti? 

  • come vorresti che ti facesse sentire chi ti utilizza? 

  • Ti senti felice? Come ti senti rispetto agli altri oggetti? 

  • Ti piace il posto in cui sei? 

  • Di cosa hai paura? 

  • Cosa vorresti che facesse il tuo utilizzatore per te? 

  • Cosa hai voglia di fare?

  •  Qual'è il tuo fine ultimo? 

  • Di cosa ti penti? 

  • Di cosa ti senti in colpa? 

  • Momento preferito 

  • Per cosa sei nato? 

  • Come vuoi essere ricordato? 


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